I solfiti sono composti chimici contenenti zolfo, comunemente utilizzati nell’industria alimentare come conservanti grazie alle loro proprietà antiossidanti e antimicrobiche.
I solfiti negli alimenti: cosa sono e a cosa servono?
I solfiti negli alimenti: cosa sono e a cosa servono?
I solfiti sono composti chimici contenenti zolfo, comunemente utilizzati nell’industria alimentare come conservanti grazie alle loro proprietà antiossidanti e antimicrobiche. Queste sostanze aiutano a prevenire l’ossidazione e la crescita microbica, prolungando la durata di conservazione degli alimenti e mantenendone l’aspetto e la qualità.
Esempi di utilizzo dei solfiti nell’industria alimentare
I solfiti sono impiegati in una varietà di prodotti alimentari per diverse finalità:
- Vino e birra: nel vino, specialmente in quello bianco, i solfiti sono utilizzati per migliorare la fermentazione, agire come antibatterici, garantire un colore più gradevole e prolungare la conservazione, evitando che il vino si trasformi in aceto. Anche nella birra, i solfiti possono essere presenti, poiché sono naturalmente prodotti durante la fermentazione.
- Frutta secca e disidratata: i solfiti sono aggiunti per prevenire l’imbrunimento e mantenere l’aspetto fresco della frutta, oltre a inibire la crescita di microrganismi.
- Succhi di frutta e conserve: vengono utilizzati per preservare il colore e prolungare la durata di conservazione dei prodotti.
- Prodotti a base di patate: i solfiti aiutano a prevenire l’imbrunimento enzimatico, mantenendo l’aspetto desiderato.
- Crostacei e pesce: possono essere utilizzati per mantenere inalterato il colore delle carni.
Valutazione del rischio da parte dell’EFSA
L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha condotto una valutazione sull’anidride solforosa (E220) e sui solfiti (E221-228) per determinare la sicurezza di queste sostanze negli alimenti. Nel 2016, l’EFSA aveva fissato una dose giornaliera massima di 0,7 mg/Kg di peso corporeo. Tuttavia, in una valutazione più recente, l’EFSA ha ritirato questa limitazione a causa della mancanza di dati sufficienti sulla tossicità dei solfiti, rendendo impossibile stabilire una dose giornaliera accettabile (DGA).
Conclusioni dello studio dell’EFSA
L’EFSA ha concluso che l’assunzione di grandi quantità di solfiti attraverso la dieta potrebbe costituire un problema per la salute dei consumatori. Tuttavia, a causa della carenza di dati sulla tossicità, non è stato possibile stabilire una DGA e valutare appieno gli effetti avversi sulla salute. Pertanto, l’EFSA sottolinea la necessità di ulteriori ricerche per colmare queste lacune e fornire raccomandazioni più precise riguardo all’uso dei solfiti negli alimenti.
Implicazioni per gli operatori del settore alimentare e i consulenti
In attesa di dati più definitivi, è consigliabile per gli operatori del settore alimentare e i consulenti monitorare attentamente l’uso dei solfiti nei prodotti, rispettando le normative vigenti e considerando alternative laddove possibile. È fondamentale garantire una corretta etichettatura, informando i consumatori sulla presenza di solfiti, specialmente per tutelare individui sensibili o allergici a queste sostanze.
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Classe 1980, tecnologa alimentare, consulente e formatrice per operatori del settore. Nel 2005 ha conseguito la laurea in Scienze e Tecnologie Alimentari presso la Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Milano. È autrice di articoli, manuali tecnici e realizza corsi di formazione per operatori del settore alimentare.